Alcuni consigli per gestire il passaggio da http:// a https://
Google ha annunciato che, con la release 68 del celebre browser Chrome (prevista per il mese di luglio), segnalerà all’utente l’assenza di un sistema di crittografia sulle pagine visitate, inserendo un avviso “Non sicuro” nella barra degli indirizzi.
Un’ulteriore conferma dell’impegno dell’azienda di Mountain View a favore di una navigazione che garantisca l’assoluta riservatezza dei dati trasferiti in rete.
Tutti i siti dovranno disporre di un protocollo crittografato, il cosiddetto HTTPS (HyperText Transfer Protocol Secure). Tale protocollo protegge da possibili attacchi informatici le informazioni scambiate tra il server e il dispositivo di navigazione, rendendole non leggibili o modificabili da parte di terzi grazie a un sistema avanzato di cifratura, il certificato di sicurezza SSL (Secure Sockets Layer).
L’intenzione è, evidentemente, quella di rendere HTTPS il nuovo standard di navigazione.
Come può Big G imporre una trasformazione così importante?
Sicuramente è grazie all’elevata percentuale di adozione del suo browser Chrome (57,69% a marzo 2018, secondo i dati forniti da Statcounter) che lo posiziona come vero Top Player della rete. Non privo di rilevanza anche il dato riguardante il numero di dispositivi Android venduti in tutto il mondo, che decretano l’assoluta supremazia del sistema operativo di casa Google, di gran lunga il più diffuso al mondo con una percentuale di mercato del 63% (fonte: Statcounter).
Una crociata, quella di Google, iniziata già da un po’, con la release 56 di Chrome che prevedeva la segnalazione dell’assenza del protocollo HTTPS su quei siti che richiedevano la compilazione di form online o il rilascio di dati per il pagamento (enti bancari e siti di e-commerce in primis).
Oggi, stando alle stime di Big G, oltre il 68% del traffico con Chrome su Android, Windows e Mac risulterebbe protetto da una connessione HTTPS.
SEO: cosa cambia
Il risvolto più interessante di questa rivoluzione sta nelle potenziali ripercussioni sul posizionamento dei siti sprovvisti di un sistema di crittografia: Google, infatti, ha dichiarato che l’HTTPS verrà considerato “as a ranking signal”, pur specificando che si tratterà di un fattore di posizionamento relativamente debole.
Ma non bisogna sottovalutare quella che sarà la reazione degli utenti davanti all’apparizione dell’etichetta “Non sicuro” in alto a sinistra: è più che probabile, infatti, che molti decidano di tutelarsi rivolgendo la navigazione verso siti che garantiscano la sicurezza delle informazioni trasmesse, penalizzando di fatto quelle pagine che non hanno aggiornato il loro protocollo.
Come gestire il passaggio
Ma cosa fare concretamente per gestire il passaggio da http:// a https://? Ecco qualche consiglio:
- Esistono molti fornitori online che offrono Certificati SSL gratuitamente oppure a pagamento. Il livello di cifratura (e quindi di sicurezza) non è, però, uguale per tutti. Occorre quindi valutare quale sia la scelta migliore in relazione al tipo di attività svolta. Ricorda che i certificati a pagamento danno maggiori garanzie e sono globalmente riconosciuti come sicuri. Quelli gratuiti, invece, pur ugualmente validi, hanno lo svantaggio di richiedere periodicamente un aggiornamento che va effettuato a mano.
- Al momento dell’installazione del certificato ricorda che tutti i link interni, i meta-tag, gli URL e molti altri aspetti legati all’indirizzo dovranno essere aggiornati passando da http:// a https:// per non creare disservizi sul tuo sito e non perdere indicizzazione. Si tratta di un passaggio che va pianificato con cura e non deve essere assolutamente sottovalutato.
- Alla fine di tutte le operazioni tecniche, ti consigliamo di controllare con gli strumenti gratuiti di Google – Analytics, Search Console, Tag manager, ecc. – che il sito sia collegato correttamente e che non siano presenti errori o altri problemi.
Se non ti senti abbastanza sicuro per affrontare questo passaggio, ti sarà utile appoggiarti a un professionista oppure a un’agenzia così da essere certo che tutte le attività vengano svolte a regola d’arte e con il minor disagio possibile. Con il passare del tempo potrai notare miglioramenti nel posizionamento del sito non solo su Google.
Ma soprattutto ricorda che hai deciso di fare questo passaggio per andare incontro ai tuoi utenti, rispettando la loro necessità di una navigazione protetta. Non solo perché te lo ha imposto Google!